Fondazione Champalimaud. Metafisica degli spazi. Lisbona

metafisica degli spazi

Fondazione

La Fondazione Champalimaud di Lisbona si staglia scultorea nello storico quartiere di Belèm. Qui nei secoli passati le navi portoghesi salpavano alla scoperta dell’“ignoto” per cui prende il nome di “Champalimaud Centre for the Unknown”.

La struttura ospita uno dei più avanguardistici centri di ricerca biomedica su neuroscienze e oncologia. E’ stata progettata dagli indiani di Charles Correa Associates. A commissionarla António de Sommer Champalimaud, uno dei più ricchi imprenditori portoghesi. Alla sua morte, ha donato circa 700 milioni di euro alla ricerca dedicati a questa Fondazione. L’inaugurazione dell’edificio è avvenuta nell’ottobre 2010.

Il complesso sorge su un’area di 60mila metri quadrati ed è composto da due edifici in pietra, ospitanti unità di cura per 300 degenti, laboratori di ricerca, un auditorium e uno spazio espositivo, nonché gli uffici della fondazione stessa. Lo staff della struttura conta oltre cinquecento ricercatori e circa cento medici. A unire i due volumi è un ponte in acciaio e vetro lungo 21 metri.

Spazi pubblici

Il Centro Champalimaud è un’area a fruizione pubblica dove la gran parte degli spazi è pensata per la città. Oltre al giardino tropicale interno sono presenti ampie zone a giardino e passeggiate lungo il fiume. Nel sistema di pendenze create per accompagnare verde e piazze si trova anche un auditorio affacciato sul fiume e uno specchio d’acqua con due colonne, già entrati a far parte del patrimonio della città di Lisbona per la loro presenza iconica. Una perfetta congiunzione tra architettura, natura e storia del luogo.

Ambiente

Nell’insieme si respira in questo ambiente un’anima particolare. La scelta dei materiali, il disegno degli spazi e soprattutto la luce (nelle diverse ore del giorno) donano a questo luogo un senso di metafisico.

Uno spazio dove si osservano le figure di chi lo attraversa pensando alla condizione umana e all’ignoto. Alla forza e al potere dell’architettura e della luce in rapporto all’uomo. Un viaggio che in se stesso che è già un’avventura e mi riporta alla canzone di David Bowie “Space Oddity”:

“This is Major Tom to Ground Control
I’m stepping through the door
And I’m floating in a most peculiar way
And the stars look very different today

For here am I sitting in a tin can
Far above the world
Planet Earth is blue
And there’s nothing I can do”

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