La luce di un sorriso, la forza di una comunità – Mostra Roma 2024

La luce irrompe tra le fronde degli alberi a illuminare un sentiero. C’è un gruppo in cammino, in formazione. E’ il mio sguardo che si apre sulla “famiglia” Acli. Uno sguardo in movimento, così come sono le persone che fanno parte di questa Comunità. La percezione di essere come sentinelle dei territori, anime che con le loro originalità, differenze e storie contribuiscono a tracciare un nuovo percorso. Una rete diffusa di particelle luminose, scintille che scaldano e circondano in un abbraccio simbolico e reale dove sentirsi a casa.

Una rete salda, che prende pur lasciando liberi, come quella che Gesù fa lanciare ai suoi discepoli e che la loro fiducia nella sua Parola trasforma in pesca abbondante. L’acqua circola fluidamente così come i pensieri e le anime di ognuno, ma insieme uniti con le mani strette tra le mani dell’altro diamo stabilità e forza alla Comunità.

Mani che si tendono ad accogliere invitando a partecipare del loro entusiasmo e procedere insieme verso l’idea di una società civile umanizzata e attenta. Attenta ai bisogni di chi si trova di fronte e aperta alla possibilità di trovare sempre nuove strade per poter rispondere alle esigenze in mutamento. 

Mani e sorrisi che ti toccano il cuore e stabiliscono una relazione vera e concreta, che ti guidano e ti cercano lì nella tua solitudine per illuminare il buio del tuo isolamento. 

Sguardi alla finestra in una relazione tra generazioni sempre aperta e curiosa, un rilancio perpetuo nello scambio e nella crescita di persone che, stimolate nella propria essenza, riescono ad espandersi come Comunità in cui riconoscersi, diventando costruttori di speranza.

Persone in viaggio che si incontrano e incontrano ogni volta, come in uno specchio, la loro umanità e la loro voglia di produrre cambiamenti nella società e in loro stessi in piena libertà.

Un cerchio che unisce e si apre, il tutto sempre accompagnato dal sorriso, dalla gioia che nasce spontanea dove c’è calore umano e volontà di fare del bene. Di interrogarsi sul futuro e di come essere protagonisti della trasformazione.

La cura e il servizio per essere sempre quello sguardo che riconosce l’altro come fratello facendosi prossimi a sofferenze e fragilità e mettendosi in relazione senza aver paura di mostrare le proprie.

“Io scelgo”: questa scritta sulla barchetta di carta ricorda come sta ad ognuno di noi essere responsabile delle proprie scelte e allo stesso tempo esprime lo stile delle Acli, una Comunità la cui forza sta nella pluralità dei punti di vista che convergono in uno stile identitario coerente fatto di passione, autenticità, coraggio e ascolto che sceglie di trasformare una scelta individuale in una scelta collettiva e sociale.

Illuminare il mondo entrando in relazione

“Andate…” dici a ogni svolta del Vangelo.

Per essere con Te sulla Tua strada occorre andare

anche quando la nostra pigrizia ci scongiura di sostare.

Tu ci hai scelto per essere in un equilibrio strano.

Un equilibrio che non può stabilirsi né tenersi

se non in movimento,

se non in uno slancio.

Un po’ come in bicicletta che non sta su senza girare,

una bicicletta che resta appoggiata contro un muro

finché qualcuno non la inforca

per farla correre veloce sulla strada.

La condizione che ci è data è un’insicurezza universale,

vertiginosa.

Non appena cominciamo a guardarla,

la nostra vita oscilla, sfugge.

Noi non possiamo star dritti se non per marciare, 

se non per tuffarci,

in uno slancio di carità.

Ma per noi

è in un liberalismo un poco pazzo

che gioca l’avventura della tua grazia.

Tu ti rifiuti di fornirci una carta stradale.

Il nostro cammino si fa di notte.

Ciascun atto da fare a suo turno s’illumina

come uno scatto di segnali.

Spesso la sola cosa garantita è questa fatica regolare

dello stesso lavoro ogni giorno da fare

della stessa vita da ricominciare

degli stessi difetti da correggere

delle stesse sciocchezze da non fare.

Ma al di là di questa garanzia

tutto il resto è lasciato alla tua fantasia

che vi si mette a suo agio con noi.”

(Madeleine Delbrel)

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